Lo studio della metodologia dell’insegnamento, per le attività motorie e per lo sport, è una materia trasversale. Le conoscenze che un tecnico sportivo deve avere, spaziano dallo studio antropometrico, anatomico, fisiologico, psicologico, pedagogico, a quello delle più recenti scoperte in ambito neuro-fisiologico.
Negli anni settanta, quando cominciai il mio percorso di studi presso l’Istituto Superiore di Educazione Fisica della Lombardia ( I.S.E.F.), dominava l’idea che il sistema motorio fosse una specie di apparato meccanico: dalla corteccia cerebrale partivano catene di comandi dirette ai muscoli, effettori dei movimenti. I neuroni motori inviavano segnali che comandavano movimenti indipendentemente dallo scopo dell’azione. Ad esempio, la scarica dello stesso neurone determinava i movimenti della mano per afferrare un oggetto , per tirarlo, o per sollevarlo o per altri movimenti.
Il sistema motorio, così concepito, sembrava un opera di ingegneria meccanica, ma già da allora si cominciava a studiare la reazione di alcuni animali, come alcuni primati, che attivavano i loro neuroni sia che usassero la mano destra che quella sinistra, o ancora che alcuni neuroni si mostrassero refrattari ad ogni genere di movimento, mettendo in crisi il sistema.
Data la sua enorme complessità, il cervello umano è ancora oggi, l’organo più difficile da esplorare e da comprendere in tutte le sue innumerevoli funzioni. Malgrado questi limiti , la biologia e la medicina hanno fatto passi da gigante, con innumerevoli progressi conoscitivi e tecnologici, tanto che oggi sappiamo come funzionano i neuroni, come comunicano tra di loro e come controllano le funzioni del nostro corpo.
Le tecnologie moderne come la Tomografia ad emissione di positroni (position emission tomography o PET), la risonanza magnetica funzionale ( functional, magnetic risonance imaging o fMRI) o la stimolazione magnetica transcranica o TMS) hanno, in modo sofisticato, dimostrato scientificamente che il nostro cervello, con il sistema dei neuroni specchio, fornisce risposte agli stimoli, con azioni connotate da un’intezione, ma anche con gesti intransitivi ( non diretti ad oggetti) o gesti con contenuto emozionale.
Quali nuovi scenari a fronte di queste scoperte si possono aprire, in ambito metodologico didattico ? Quali certezze scientificamente provate, ma che già molti allenatori forse inconsapevolmente, nella loro didattica praticavano ? E ancor di più come orientarsi verso metodi più efficaci come formatori- catalizzatori dell’apprendimento tecnico, sportivo, funzionale e motorio ?
Negli anni settanta, quando cominciai il mio percorso di studi presso l’Istituto Superiore di Educazione Fisica della Lombardia ( I.S.E.F.), dominava l’idea che il sistema motorio fosse una specie di apparato meccanico: dalla corteccia cerebrale partivano catene di comandi dirette ai muscoli, effettori dei movimenti. I neuroni motori inviavano segnali che comandavano movimenti indipendentemente dallo scopo dell’azione. Ad esempio, la scarica dello stesso neurone determinava i movimenti della mano per afferrare un oggetto , per tirarlo, o per sollevarlo o per altri movimenti.
Il sistema motorio, così concepito, sembrava un opera di ingegneria meccanica, ma già da allora si cominciava a studiare la reazione di alcuni animali, come alcuni primati, che attivavano i loro neuroni sia che usassero la mano destra che quella sinistra, o ancora che alcuni neuroni si mostrassero refrattari ad ogni genere di movimento, mettendo in crisi il sistema.
Data la sua enorme complessità, il cervello umano è ancora oggi, l’organo più difficile da esplorare e da comprendere in tutte le sue innumerevoli funzioni. Malgrado questi limiti , la biologia e la medicina hanno fatto passi da gigante, con innumerevoli progressi conoscitivi e tecnologici, tanto che oggi sappiamo come funzionano i neuroni, come comunicano tra di loro e come controllano le funzioni del nostro corpo.
Le tecnologie moderne come la Tomografia ad emissione di positroni (position emission tomography o PET), la risonanza magnetica funzionale ( functional, magnetic risonance imaging o fMRI) o la stimolazione magnetica transcranica o TMS) hanno, in modo sofisticato, dimostrato scientificamente che il nostro cervello, con il sistema dei neuroni specchio, fornisce risposte agli stimoli, con azioni connotate da un’intezione, ma anche con gesti intransitivi ( non diretti ad oggetti) o gesti con contenuto emozionale.
Quali nuovi scenari a fronte di queste scoperte si possono aprire, in ambito metodologico didattico ? Quali certezze scientificamente provate, ma che già molti allenatori forse inconsapevolmente, nella loro didattica praticavano ? E ancor di più come orientarsi verso metodi più efficaci come formatori- catalizzatori dell’apprendimento tecnico, sportivo, funzionale e motorio ?